Nell’anno 2045, la realtà è un brutto posto.
Gli unici momenti in cui Wade Watts riesce davvero a sentirsi vivo sono quelli che trascorre connesso ad OASIS, l’universo virtuale immersivo dove gran parte dell’umanità passa le sue giornate.
Nel suo romanzo “Ready Player One“, Ernest Cline descrive un mondo distrutto dallo sfruttamento dell’uomo in cui nessuno vuole più viverci.
OASIS è diventato il mondo reale.
Le persone mettono un visore e vengono catapultate in una realtà parallela.
Scuole, parchi, ristoranti, amici…
Tutto è su Oasis e ogni cosa è così reale da diventare reale.
Ti ricorda qualcosa?
Quando ho letto il libro, ho avuto la sensazione che questo romanzo fantasy non fosse poi così lontano dalla realtà.
Ciò che mi colpisce è l’incredibile somiglianza tra la realtà virtuale descritta in Ready Player One e la nostra realtà virtuale: quella che viviamo ogni giorno nel magico mondo a cui abbiamo accesso al di là dello schermo del nostro smartphone.
Prova a guardarti intorno.
Circa 4 miliardi di persone trascorrono 3 ore in media nel mondo digitale.
È tutto molto rudimentale rispetto al mondo di Ernest Cline.
Non viviamo un’esperienza immersiva come Wade Watts, né esistono oggetti magici o easter egg che potrebbero rivoluzionare la storia del pianeta.
D’altra parte, il concetto di fondo è molto simile.
Stiamo costruendo una realtà parallela digitale.
Negli ultimi venti anni l’evoluzione è stata rapidissima.
Prima abbiamo digitalizzato le informazioni con internet, che ha assoggettato la conoscenza al potere degli algoritmi.
Dopo abbiamo digitalizzato le relazioni sociali con i social media, assoggettando interessi e comportamento umano al potere degli algoritmi.
Ognuno degli ultimi due decenni ha visto prima nascere e poi esplodere un nuovo mondo sotto forma di piattaforma digitale.
Oggi siamo all’alba di un nuovo decennio e viene naturale chiedersi:
A cosa assisteremo nei prossimi 10 anni?
Quale sarà la terza grande piattaforma?
Benvenuto a Mirrorworld
In un articolo pubblicato il 31 Luglio 2019, Kevin Kelly, co-fondatore di Wired, scrive:
Adesso ci troviamo agli albori della terza piattaforma, che digitalizzerà il resto del mondo. Su questa piattaforma, tutti i luoghi e le cose saranno leggibili dalla macchina e assoggettati al potere degli algoritmi. Chiunque dominerà questa grande terza piattaforma diventerà una delle persone o delle aziende più ricche e potenti della storia, proprio come chi oggi domina la prima e la seconda piattaforma. Inoltre, al pari dei suoi predecessori, questa nuova piattaforma determinerà la prosperità di migliaia di altre aziende all’interno del suo ecosistema, e provocherà la nascita di un milione di nuove idee – e problemi – inimmaginabili prima che le macchine fossero in grado di leggere il mondo.
Kevin Kelly definisce la terza grande piattaforma come Mirrorworld.
Dopo le informazioni e le relazioni, l’umanità è pronta a digitalizzare il mondo fisico.
Tra non molto, ogni cosa intorno a noi avrà il suo gemello digitale in scala 1:1.
Nelle profondità dei laboratori di ricerca delle Tech Company questo futuro è già il presente da diversi anni.
William Gibson scriveva:
Il futuro è già qui, solo che non è ancora stato equamente distribuito.
In questo momento scienziati e ingegneri sono impegnati a costruire un mondo virtuale costruito ad immagine e somiglianza di quello reale, che aprirà nuove possibilità di interazione.
La realtà aumentata sarà la protagonista dei prossimi 10 anni, così come Internet lo è stato nel 2000 e i social media nel 2010.
Ecco come Kevin Kelly immagina il futuro:
All’inizio, Mirrorworld ci apparirà come una serie di strati d’informazioni ad alta definizione che si sovrappongono al mondo reale. Potremo vedere l’etichetta con un nome virtuale torreggiare di fronte a persone che abbiamo incontrato in precedenza. Magari una freccia blu che ci indica il punto giusto dove svoltare. Oppure utili annotazioni appuntate a luoghi d’interesse. A differenza degli occhiali scuri e chiusi della Vr (realtà virtuale), i visori dell’Ar (realtà aumentata) usano la tecnologia see-through per inserire apparizioni virtuali nel mondo reale. Alla fine saremo in grado di svolgere ricerche in uno spazio fisico così come possiamo fare in un testo: trovami tutti i luoghi con una panchina che guarda l’alba lungo un fiume. Collegheremo gli oggetti attraverso link in una rete fisica, così come il web collega attraverso link le parole, ottenendo benefici incredibili e nuovi prodotti.
Il primo assaggio di questa nuova tecnologia è stato Pokemon Go che negli ultimi anni ha registrato 4 miliardi di fatturato.
Milioni di persone hanno vissuto l’esperienza di allevatore di pokemon in sovrapposizione al mondo reale.
Ricordo bene il 2016 quando il gioco è stato reso disponibile.
C’erano persone ovunque che insieme ai loro amici passeggiavano per il corso della mia città alla ricerca di qualche pokemon raro.
È stato rivoluzionario.
Guardando ai prossimi 10 anni sono convinto che il mondo digitale per come lo conosciamo si evolverà in modo tanto drastico quanto l’evoluzione dal game boy a pokemon go.
Chi sta costruendo Mirrorworld?
A questo punto è importante porci un’altra domanda.
Chi costruirà mirrorworld?
O meglio, se il futuro è già qui, come sostiene William Gibson, chi sta costruendo mirrorworld?
Quale azienda silenziosamente sta investendo per creare un mondo virtuale al di sopra del mondo reale, in cui potremo vivere e interagire insieme?
Chi sta realizzando quel mondo in cui un giorno sarà possibile inquadrare una pianta e sapere di che specie si tratta, consultare il menu di un ristorante guardando la porta di entrata, seguire le indicazioni del navigatore attraverso frecce blu disegnate sull’asfalto e molto altro?
Se dovessi immaginare l’azienda perfetta per costruire tutto questo, probabilmente oltre ad avere delle solide basi tecnologiche, dovrebbe anche avere accesso al pubblico più giovane dei paesi tecnologicamente più sviluppati, ad esempio gli Stati Uniti.
Lo stesso pubblico che ragionevolmente proverà per primo mirrorworld.
Quindi mi chiedo: esiste un’azienda che rispetta questo identikit?
Facebook? Tiktok?
La risposta ti sorprenderà.
Questa azienda esiste ed è l’ultima che ti aspetteresti.
Il suo nome è Snapchat.
La storia di un fallimento che non esiste
So che può sembrarti strano.
Snapchat è associato alle Stories poi rubate da Instagram e al suo conseguente “fallimento”.
Non parla più nessuno di Snapchat, giusto?
E soprattutto nessuno usa più Snapchat.
Hai ragione. Su tutto.
O almeno, se ti riferisci al mercato italiano.
La verità è che viviamo in una gigantesca bolla.
Ciò che vediamo intorno a noi è molto diverso da ciò che accade nel resto del mondo.
Negli Stati Uniti, ad esempio, Snapchat è l’app più utilizzata tra i giovani 13-34.
Più precisamente, il 75% della popolazione compresa tra i 13 e i 34 anni utilizza Snapchat.
Non solo.
Snapchat ha più utenti negli Stati Uniti di Tiktok e Twitter… messi insieme.
Da quando Evan Spiegel, CEO e founder di Snapchat, ha rifiutato l’offerta di 3 miliardi di dollari di Mark Zuckerberg, l’azienda ha un valore più di 15 volte superiore.
Diciamo che non è propriamente ciò che definirei fallimento.
So cosa stai pensando.
Non ti aspettavi questi numeri per un’app che fino a poco tempo fa credevi fosse quasi fallita.
Se devo essere sincero, anche io ho sottovalutato Snapchat in passato.
O forse, sarebbe più corretto dire frainteso.
Due anni fa quando ho analizzato la potenziale crescita di Tiktok in Italia e nel mondo, si parlava molto (e lo si fa tutt’ora) di battaglia tra Instagram e Tiktok.
Molti sostenevano la narrativa secondo cui Tiktok avrebbe fatto la stessa fine di Snapchat: avrebbe fallito.
Questo è un estratto di una mia riflessione di Ottobre 2019:
Le mie considerazioni di due anni fa si sono rivelate estremamente corrette.
Il punto di forza di Tiktok rispetto ad Instagram è sempre stata la sua discoverability, oltre alle sue funzionalità.
Non si poteva dire lo stesso di Snapchat che non è affatto disegnato per la viralità
Ha un sistema molto più chiuso con una discoverability piuttosto bassa.
Per questo motivo credo che Reels non abbia speranza di fermare la crescita di Tiktok, esattamente come anticipavo già 2 anni fa.
I numeri lo confermano.
Oggi un utente in media trascorre circa 52 minuti al giorno su Tiktok e solo 27 minuti su Instagram.
Stiamo parlando del DOPPIO del tempo, non di una differenza da poco.
E, soprattutto, stiamo parlando della metrica più importante che queste piattaforme misurano.
Se vuoi approfondire questo argomento ti consiglio di ascoltare questo episodio del podcast in cui condivido le mie considerazioni sulla battaglia tra Reels e Tiktok.
C’è una cosa, però, che mi era sfuggita riguardo Snapchat.
La piattaforma del futuro
Per molto tempo ho pensato a Snapchat come ad un social media.
Un competitor di Facebook, Instagram, Twitter, Tiktok e via dicendo.
Credevo che lo scopo dell’azienda fosse quello di dominare il mercato della messaggistica prima negli Stati Uniti e poi nel mondo intero.
Qualche mese fa, però, mi sono ricreduto.
Mi sono imbattuto per caso nella registrazione dello Snap Partner Summit 2020, un evento annuale durante il quale il team di Snapchat condivide i passi in avanti dell’ultimo anno e condivide la visione futura dell’azienda.
In 50 minuti la mia percezione di Snapchat è stata rivoltata come un calzino.
Qui sotto trovi la registrazione dell’evento, se anche tu vuoi sperimentare la stessa sensazione:
Dopo aver visto il video diventa immediatamente chiaro come Snapchat non stia semplicemente creando un’app di messagistica o un social media.
Snapchat sta creando Mirrorworld.
L’obiettivo di Evan Spiegel è trasformare la fotocamera della sua applicazione nello strumento principale di interazione nel mondo del futuro.
Un assaggio di ciò su cui sta lavorando il team di Snapchat puoi trovarlo in questo breve video:
Molto presto vivremo in un mondo collaborativo e condiviso costruito al di sopra del mondo reale.
Mentre nessuno guardava, Snapchat ha iniziato a costruire Mirrorworld.
Il primo step è stato digitalizzare Carnaby Street a Londra.
Molto presto, toccherà al resto del mondo.
La rivoluzione è vicina
Le altre big tech sicuramente non resteranno a guardare.
Facebook ha già dimostrato di saper copiare in modo efficace le mosse di Snapchat.
Prima le stories nel 2016, poi i filtri nel 2018, poi Spark AR nel 2020.
Farà lo stesso anche questa volta.
La mia domanda è: sarà abbastanza per avere la meglio?
Questa volta credo di no.
Copiare le funzionalità non sarà abbastanza.
2 anni fa pensavo lo stesso di Tiktok e Instagram.
Ora sta per arrivare il momento di Snapchat.
C’è una frase di Evan Spiegel che mi ha molto colpito durante un’intervista nel 2018.
Snapchat non è solo un’insieme di funzionalità. C’è una filosofia di fondo che le tiene insieme ed è in totale opposizione a quella dei social media tradizionali.
Qui trovi un estratto dell’intervista:
Ho come la strana sensazione che nei prossimi 10 anni sentiremo parlare molto di Evan Spiegel e Snapchat.
Ecco cosa puoi fare ora..
- se hai trovato interessante questo articolo, puoi condividerlo con qualcuno a cui credi possa essere utile.
- corri ad ascoltare il mio podcast.